Nel frattempo vicino a Giazza il gruppo di Erik era accampato ma nessuno dormiva, qualcuno si accorse che tra i boschi vicini, c’era del movimento, ma si decise di risparmiare le forze per il giorno dopo, e di non andare in avanti alla scoperta.
Erik sentiva molto il peso della responsabilità e aveva tutta l’intenzione di portare tutti a casa sani e salvi, anche i nuovi aggiunti.
In mezzo al bosco, qualcuno proseguiva ad osservare.
Uno di loro: “Capitano mi sembra un gruppo organizzato di civili che facciamo?”
Il Capitano: “Dobbiamo andarcene, gli uomini del Wikingo li staranno osservando, sono in pochi, queste persone sono spacciate.”
Il Soldato rispose: “Capitano, siamo soldati, dobbiamo difenderli, non possiamo permettere che diventino schiavi.”
Il Capitano: “Noi siamo pochi, non possiamo fare niente, tra l’altro l’equilibrio di risorse del nostro gruppo è troppo esile per inglobare tutta questa gente una volta liberati.”
Il Soldato: “Capitano, la scongiuro, salviamoli, siamo soldati, abbiamo giurato sulla patria e sulla bandiera.”
Il Capitano: “Basta, basta, non esiste più la patria, non esiste niente, esiste solo la nostra pelle, non metterò a repentaglio la vostra vita, per persone che sono venute da chissà dove.”
Il Soldato dovette tacere, il contingente si radunò e tornò alla loro base, lasciando Erik e i suoi in balia del destino.
Il Soldato amareggiato, ritornò alla base, ma con il cuore era rimasto da quei poveretti.
La notte era calma e silenziosa.
Verso le tre del mattino i rami e gli arbusti nel bosco cominciarono a muoversi e a rompersi; piano, passo dopo passo si facevano strada, si avvicinarono, circondarono il campo dove si erano accampati Erik ed il suo gruppo, chiusero ogni via d’uscita, si strinsero, di più, sempre di più, erano in tanti, c’erano tutti.
C’erano veramente tutti, lanciarono i gas anestetizzanti, riempirono tutto il campo e i polmoni dei nostri che ignari respiravano dormendo, ed il sonno divenne ancora più pesante.
Vennero tutti presi vivi, donne e uomini, legati e portati via.
A nessuno venne fatto del male, agli uomini del Wikingo interessava far schiavi.
Il giorno seguente, di mattino presto il soldato William, quello che si era lamentato con il propèrio capitano, si svegliò, prese una moto e si piombò di nascosto al campo dei nostri e quando arrivò non trovò nessuno, come del resto si aspettava.
Tornò allora al campo e diede l’allarme, si sentiva una nullità, spiegò cosa aveva visto.
Il Capitano arrabbiato: “Cosa ti aspettavi di trovare? Visto cosa sarebbe successo? Morte tua vita mia.”
William: “Basta capitano, io mi sento una merda, un barlume di civiltà era arrivato fin qui e noi non l’abbiamo difesa.”
Il Capitano: “Dov’era la civiltà in mezzo a quella gente?”, il capitano stava ormai impazzendo e la situazione non la reggeva più.
William: “Erano organizzati, addestrati potevamo farcela se fossimo intervenuti.”
Il Capitano: “Sei punito basta”
William : “Basta capitano dei miei stivali”. Si rivolse a tutti urlando: “Io parto a cercare la base da dove sono venute quelle persone, se ritornerò con un loro portavoce vi chiederò di unirvi a me, per ritornare ad essere quei soldati che abbiamo giurato di essere davanti alla bandiera italiana.”
Prese una bandiera dell’Italia e sventolandola se ne corse via con la moto come se fosse al galoppo su di un cavallo.
Il discorso fu ascoltato da tutti, e tutti erano d’accordo, ma nessuno ebbe il coraggio di dire la loro in favore di William.Tutti, però speravano che William avesse ragione.
Era di origini inglesi, William. un po’ perché era soldato un po’ per le sue origini, il suo senso di patria e di servizio era forte in lui.
Come detto i terremoti avevano cambiato molto l’aspetto della vallata, fu difficile per William seguire le tracce che aveva lasciato il convoglio proveniente da Genesi, dovette fermarsi anche una sera a causa di temporali che si abbattevano sulla zona.
Una squadra era partita alla ricerca di Erik e degli altri, mentre si dirigevano verso la zona di Illasi, incrociarono William.
Avvicinati, si fermarono.
Capo MIssione: “Chi sei soldato? Da dove vieni?”
William: “ Mi chiamo William e sono del contingente Acquila, siamo di base al Lago Secco a Giazza. Cercate un gruppo che si è disperso lassù tra i monti?”
Capo MIssione: “Si, tu ne sai qualcosa? Se sai dimmi tutto.”
William: “Sei tu il capo?”
Capo MIssione: “Io sono il capo di questa missione, siamo di Genesi, una comunità del Basso Veronese, come sta il gruppo disperso?”
William: “E’ in pericolo, devo assolutamente parlare con il vostro capo, per ora non potete fare niente per il vostro gruppo, portatemi dal vostro capo.”
Il Capo MIssione vide che il soldato era preciso, serio e sapeva bene quello che voleva, così decise di far rientrare il convoglio, senza fare altre domande.
Con lo stupore di tutti il convoglio rientrò prestissimo rispetto ai soliti orari.
Fu difficile organizzare un incontro chiuso, tra il consiglio e William, perché la voce si sparse e tutti si assembrarono attorno alla tenda del consiglio.
Jenny di persona condusse la discussione: “Vi do il benvenuto a Genesi, William, da dove venite? E cosa è successo al nostro gruppo?”
William: “Sono un soldato italo inglese, faccio parte della divisione Aquila che si è radunata a Giazza. Siamo 50 uomini attrezzati e bene armati. Il vostro gruppo è stato rapito e si trova in pericolo.”
Tutti si allarmarono ancora di più.
Jenny: “Prosegua pure.”
William: “Nella vallata di San Giovanni Illarione, si è insediato un gruppo di uomini, che si fa chiamare GLI UOMINI DEL WIKINGO. E’ un gruppo di persone che prendono altre persone per schiavizzarle e lavorare per loro. Le persone prese hanno la libertà se lavorano perfettamente sotto gli ordini del Wikingo. Quindi i vostri amici si trovano sicuramente sotto gli ordini del Wikingo e se eseguono i suoi ordini andrà tutto bene, altrimenti li ucciderà.”
Jenny, un po’ perplessa domandò: “Voi siete un esercito perché non li avete fermati?”
William: “Perché siamo in pochi, e hanno più armi di noi.”
Jenny: “Da quello che ho capito i nostri potrebbero essere ancora vivi?”
William: “Sono vivi.”
Alfred: “Se noi avessimo armi a sufficienza come potremmo fare per liberare i nostri?”
William: “L’unica è liberarli senza spargere sangue, perché altrimenti, se il Wikingo si sente attaccato potrebbe usare i vostri amici come scudi.”
Jenny: “Non ce la faremo mai a liberarli. ……………. Se proviamo una trattativa?”
William: “Non accettano trattative da quello che so.”
Alfred: “Cavoli tra questi e gli Orsi Neri, non c’è da dormire sereni in queste zone.”
William proseguì nella delucidazione, e si rese conto del livello di addestramento militare che si era raggiunto al campo e la dotazione di armi e continuò a ritenere il tutto gravemente insufficiente.
Per cercare di attaccare in maniera soft, con il minor numero di morti e il minor spargimento di sangue sarebbero serviti gas anestetizzanti, cosa che neanche la divisione di William possedeva, serviva un piano di rientro rapido per eliminare le tracce, cosa praticamente impossibile.
William: “Serve che uno di voi venga con me a Giazza per far si che i miei compagni si uniscano a voi così da essere sicuramente più forti. Nel frattempo potete proseguire gli addestramenti militari.”
Alfred: “Ad Asparetto c’è un deposito militare, potremmo andare a vedere cosa c’è dentro, non ci siamo mai andati.”
William: “E’ meglio che aspettate il mio ritorno con gli altri, ci andremo assieme così sarà meno rischioso.”
Jenny: “Ok chi va ad accompagnare William, in rappresentanza nostra?”
Elena: “Se vuoi lo accompagno io Jenny, mi dici cosa dire ed io riferirò, una donna va sempre bene in diplomazia.”
Jenny: “Così sia allora.”
Venne la notte, mentre in una tenda si stava consumando una tragedia.
Roberta, una delle tante ragazze del campo, non sapeva darsi pace, il terrore di tutto ciò che poteva capitarle in un mondo così trasformato prese il sopravvento, uscì di testa, non riusciva a mantenersi calma.
Non riuscì nemmeno a chiamare aiuto e a chiamare altri per soccorrerla, così usci dalla tenda, corse fuori dal campo e scappò correndo, correndo, senza sapere il perché e dove stava andando. La sua mente e il suo conscio l’avevano lasciata.
Nessuno, proprio nessuno si accorse di quello che le era successo.
Mantenere la calma e la determinazione in una situazione così catastrofica e di emergenza giornaliera era pesante e stressante, poteva succedere che qualcuno uscisse di testa del tutto. Come ad esempio chi si impuntava a vivere vicino alla propria casa ridotta a un cumolo di macerie inermi.
Roberta vagò per le campagne tutta la notte, la frescura la ubriacava e la mandava ancora di più fuori di testa.
Piangeva, rideva, correva.
Correva verso il nulla.
Corse per tutta la notte, verso una direzione non ben decisa.