lunedì 24 febbraio 2025

RIVOLUZIONE 7° CAPITOLO

 Scritto interamente da Zorzella Fernando

Presentato a puntate qui su face book.

Tutto nel romanzo è inventato e frutto di fantasia.

DIVIETO ASSOLUTO DI COPIARLO O RIPRODURLO

TESTO:

7° PUNTATA 

Corsero per tuta la notte come dei fulmini nella pianura veneta.

Nei pressi di San Giovanni Ilarione, il nostro esercito si era accampato a debita distanza.

Alcuni erano andati in avan scoperta, per valutare se c’erano uomini del Wikingo nei dintorni della loro postazione. Avanzando erano arrivati fino al villaggio, che in quel momento era tutto spento perché tutti erano a dormire.

Il giorno seguente si preparò l’attacco, che sarebbe avvenuta la sera dopo. 

Un gruppetto di 10 guardie del Wikingo uscirono in direzione proprio dei nostri di Genesi. 

Quando i nostri li videro arrivare, si prepararono debitamente, quello era un momento importante, perché poteva essere la verifica principale di tutto il lavoro svolto.

Alla giusta distanza, dalla boscaglia i nostri fecero partire le frecce, che si conficarono chi nel torace, chi in testa, chi sul cuore.

I nostri cacciarono un urlo da stadio, da curva, e si rallegrarono, correndo subito ad avvisare gli altri.

William rimase compiaciuto dei propri soldati, però li esortò a mantenere la calma e disse: “Ok ragazzi, mantenete la calma perché ora c’è un piccolo problema, i loro compagni non vedendoli rientrare si allerteranno, quindi bisogna far in modo che chi scopre quei cadaveri non arrivvi ad avvisare gli altri.”

Mauro diventato il vice di William chiese: “Se provocassimo un diversivo per allontanarli e distrarli? Si potrebbe generare un’esplosione in un punto lontano dal loro villaggio dietro il loro villaggio in direzione opposta a noi.”

William esclamò a Mauro: “Mi dispiace di non averla avuta io questa idea, meriti veramente il titolo di Capitano Mauro.”

Sergio, un prode soldato disse: “Ci vado io con qualcun altro a generare l’esplosione perché stare qui fermo al campo mi vengono le verruche al buco del culo.”

William allora organizzò di mandare 10 soldati con Sergio per generare l’esplosione e 10 con Mauro a fare la guardia ai soldati uccisi per ucciderne altri se arrivavano.

Le due missioni subito partirono, effettivamente qualcuno si era accorto che i loro compagni non tornavano ed era andato a controllare.

Sergio, era arrivato in postazione, passando in mezzo al bosco non senza difficoltà, in fretta si preparò e provocò una grande esplosione. Poi si appostò con gli altri dieci ad attendere e vedere gli sviluppi.

A Genesi, Jonathan era ancora ammalato, e Angelica faceva di tutto per accudirlo, attirando così le sue attenzioni. Molti di Genesi, sapendo che era ammalato vennero per aiutarlo, nei campi. C’è da sottolineare, che i confini di proprietà erano spariti ormai e non avevano più valore. 

Jonathan era così bravo che si era messo a coltivare anche campi che non erano suoi prima della catastrofe, perché occorreva alimentare bene e in quantità la gente di Genesi, i reali proprietari dei campi, si misero ad aiutare Jonathan o addirittura alcuni erano morti. 

A uno di loro Jonathan diede un mazzo di fiori da portare a Jenny, ma questa una volta averlo ricevuto e sentito che era di Jonathan, lo buttò senza farsi vedere.

A San Giovanni Ilarione, Mauro, appostatosi a difesa del proprio campo, era riuscito ad uccidere ben 50 soldati e a nasconderli, perché si susseguivano nel cercare i loro compagni dispersi. 

Era un lavoraccio ma per questo aveva chiamato rinforzi.

Esplosioni e strane sparizioni, fecero mettere in allerta tutto il campo del Wikingo che aumento le difese del villaggio.

Roberta e Gemma, nel frattempo, correvano all’impazzata nella pianura in direzione Genesi e arrivarono nel tardo pomeriggio.

La gioia di vedere Roberta viva fu immensa e la festa esplose automaticamente.

Passata la festa Roberta e Gemma spiegarono tutto a Jenny, che rimase sconcertata, e spiegando i nuovi sviluppi che c’erano stati dalla sparizione di Roberta, spiegò che il contingente militare ora era impegnato nel liberare i loro amici a San Giovanni Ilarione.

Gemma disse: “A Prima Donna le mie compagne resisteranno molto, ma se per caso riuscissero a sfondare le difese, questa volta gli Orsi Neri, non saranno così gentili come dicono di essere, ci saranno violenze e saccheggiamenti feroci. ………. Non si potrebbe almeno avvisare i vostri e metterli al corrente di tutto perché facciano presto?”

Jenny: “Alfred, facciamo così, organizza delle persone che vadano a vedere come sono messi a San Giovanni Ilarione.”

Roberta: “Io e Gemma andremo con loro.”

Jenny: “No voi no, siete stanche.”

Gemma: “Non siamo mai state così fresche.”

Jenny: “Ok ma partirete domani e stasera a letto presto tutte e due.”

Elena e Filippo si incontrarono in un momento di riposo di entrambi. Filippo era contento di avere questa fanciulla così disponibile e così graziosa tra le braccia che decise di giocarsela bene, e di divertirsi, fino a che non avrebbe avuto tra le mani Jenny. Le donò perfino dei fiori che aveva raccolto in precedenza.

William si preparò per la grande battaglia, la più feroce e sanguinosa finora mai affrontata.

I nostri si mossero nei boschi con lentezza ed in silenzio, dovettero fare tutta la strada a piedi per non farsi sentire. Arrivati a duecento metri si sparpagliarono . 

Partirono per primi gli scout che dovevano neutralizzare le guardie. C’era buio pesto, le poche luci illuminavano solo il campo nemico.

Cominciarono in modo sincronizzato con le frecce a neutralizzare le guardie.

Vennero neutralizzati tutti quelli che correvano a vedere cosa succedeva, ma il numero stava aumentando molto, perché il campo si mise in allarme.

I nostri lanciarono il gas anestetizzante, ne lanciarono tantissimo ed impregnarono l’aria del cattivo odore che emetteva.

Il Wikingo ordinò una massicia azione di difesa, ma sparavano senza capire da dove proveniva l’attacco. 

I nostri si avvicinarono e cominciarono a sparare ancora più frecce, spararono anche con i mitragliatori. 

Il gas stava facendo effetto.

I nostri continuavano a buttare gas, via via continuavano, dovevano essere sicuri che tutti dormissero. 

Il Wikingo alla fine scappò con i fedelissimi, promettendo vendetta.

La zone era tutta piena di gas, non ci si vedeva neanche, i nostri dovettero aspettare che il vento smosse il gas e pulisse l’aria.

Una volta entrati molto lentamente controllarono che tutti i nemici fossero morti.

Arrivati nella zona schiavi, che erano tanti, oltre a i nostri ce n’erano altri. 

In tutto erano 150.

William ordinò che fossero recuperati tutti e portati al vicino campo base. Nessuno degli schiavi si accorse che era stato salvato perché tutti erano anestetizzati.

La notte passò veloce, perché ci fu un grosso lavoro di riconoscimento, visite mediche, esami e assistenza ai risvegli. 

Il mattino seguente Roberta e Gemma, partirono da Genesi verso San Giovanni Ilarione, scortate per sicurezza.

Le jeep viaggiavano veloci perché a forza di passare con molti mezzi varie volte le strade si erano disegnate anche da sole.

Vicino a San Giovanni Ilarione il lavoro di controllo sanitario sui liberati proseguiva sempre al massimo, il villaggio venne bruciato.

Sergio: “Facciamo ritorno in giornata capo?”

William: “No io propongo di rimanere un paio di giorni per riprendere le forze e controllare meglio qui sul posto i nostri amici, almeno il grosso del lavoro lo avremmo già fatto per il ritorno.”

Roberta e Gemma arrivarono in tarda serata tra lo stupore di tutti, che erano compiaciuti perché a Roberta non era successo niente e stava bene.

A Genesi quella fu una serata tranquilla.

Elena si era trovata con Filippo che le aveva preparato una bella cena romantica.

Finita la cena lui si fece prendere dalle manovre seducenti di lei, era bellissima e dolcissima quella sera. 

Anche Angelica era andata Jonathan che si era completamente ripreso.

A base di stuzzicherei strane Angelica cercava di sedurre Jonathan, il quale decise di lasciarla fare tanto ci sapeva fare.

William, Roberta  e Gemma stettero svegli tutta la notte e le due spiegarono tutto per filo e per segno ciò che stava succedendo a Prima Donna. William  capì che la situazione era grave e non c’era da perdere tempo, ma occorreva rima portare a casa la missione in corso con il massimo del risultato possibile.

Il giorno dopo a Genesi si preparò tutto per il possibile e sperato ritorno dei nostri, si era pensato alla grande, medici ed infermieri erano pronti e comunque tutti erano pronti a far festa ai nostri.

Alberto, dal canto suo ormai si era perduto, aveva trovato una vecchia moto, arrugginita ma funzionante e si era messo a correre alla disperata come se dovesse fuggire da chissà chi o cosa. La testa ormai gli stava facendo brutti scherzi, ma come sempre in questi casi quando ce se ne accorge è troppo tardi.

Viaggiò costeggiando l’Adige e si inoltrò in Val D’Adige, verso il Trentino Alto Adige. Ricordiamo e non ci stancheremo di dire che i terremoti violenti che c’erano stati avevano modificato molto il terreno e quindi non si deve pensare alle strade che c’erano prima del 2012. La strada era tortuosa e forse la moto era il mezzo più semplice da utilizzare per spostarsi veloce mente.

Sovra pensiero non si era accorto che aveva oltrepassato un vero e proprio segnale di confine. Alfred, venuto a sapere della scomparsa di Alberto da alcune persone, spiegò tutto a Jenny che ci rimase male. 

Sapeva che Alberto era insofferente al suo comando, ma non pensava che potesse succedere una cosa del genere e poi si sentiva molto responsabile verso tutti quelli della comunità.

Alfred chiese a Jenny come stesse andando la storia con Jonathan, e lei rispose che al momento le cose non andavano affatto bene, ma che più avanti avrebbe avuto la volontà di parlargli meglio.

Passarono due giorni velocemente senza che nessuno se ne accorgesse.

A Prima Donna l’embargo stava ancora durando e gli Orsi Neri non avevano la benché minima intenzione di cedere. Non volevano uccidere nessuna donna, ma non volevano andarsene senza di loro, ma non avevano neanche idea di quante risorse disponevano le nostre donne.

Le Ninja di Prima Donna erano veramente dure come l’acciaio e resistevano chiuse all’interno della loro fortezza.  

A Genesi, le guardi all’entrata videro un grande polverone alzarsi da lontano e molti corsero armati a vedere cosa stava arrivando.

Filippo preso il binocolo guardò e tirò un urlo di gioia che risuonò da per tutto, dicendo: “E’ William e i nostri sono tornati, sono tornati, ce l’hanno fatta!”

Molti altri cominciarono a gridare dalla gioia e a chiamarsi l’un con l’altro.

Qualcuno corse a chiamare Fatima, moglie di Erik, e qualche altro il consiglio, e tutti corsero all’ingresso. 

Il convoglio si fermò all’esterno del campo, visto il numero di persone da occogliere e sistemare.

Luisa saltò tra e braccia di William, e anche le altre moglie e fidanzate fecero con i loro rispettivi compagni. Si procurarono bottiglie di vino e bicchieri in quantità e in un attimo fu una grande festa.

Jenny ordinò che per il giorno dopo fosse organizzata una grande festa e che tutti i lavori fossero fermati per parteciparvi tutti, doveva essere un momento di libero sfogo di emozioni.

William, dopo e saluti di rito si ritirò subito con Luisa.

Gli altri praticamente continuarono la festa fino al giorno dopo.

Fatima accompagno e assistette Erik in ospedale, coccolandolo e trattandolo come un bambino bisognoso d’affetto, per tutta la notte.

Anche Angelica e Jonathan passarono la notte assieme, Jenny li aveva visti girare tra la gente, nella festa e si convinse che tra lei e Jonathan non c’era proprio più niente da chiarire.

Filippo, lasciò Elena andare alla zona ospedale per sincerarsi della situazione dei feriti, vide Jenny da sola e provò ad intrattenerla, e stimolarla ad allacciare qualche rapporto più stabile con qualcun altro.