Scritto interamente da Zorzella Fernando
Presentato a puntate qui su face book.
Tutto nel romanzo è inventato e frutto di fantasia.
DIVIETO ASSOLUTO DI COPIARLO O RIPRODURLO
TESTO:
3° PUNTATA
Il sole salutò il campo presto, quella notte, tutti si alzarono perché il lavoro era molto.
Jenny si svegliò, dalla stanchezza aveva dormito male, si voltò come se cercasse qualcuno, come se avesse bisogno di qualcuno, ma come sempre non trovò nessuno perché era sola.
Troppe erano le notti che Jenny passava da sola, aveva il bisogno di sentirsi donna e mostrarsi donna con un uomo.
Come poteva lei, donare le sue attenzioni a qualcuno? e a chi? e come? in quella situazione era difficile.
Si accarezzò la pelle, ma come presa da soprassalto, ritornò in se, si alzò, si vestì e corse a prendere in mano le redini come ogni giorno.
I preparativi per la partenza di William ed Elena furono lunghi, e dovettero partire per le 10.30, sinceramente in ritardo nella tabella di marcia.
Il cataclisma che si era abbattuto sulla terra, aveva creato veramente gravi danni.
I ponti sull’Adige erano tutti crollati, la viabilità era stata cambiata.
Le varie missioni per il recupero di materiale, molte volte dovevano ricostruirle le strade, e la moto era il mezzo più dinamico e veloce.
I terremoti si susseguivano ancora e un sentiero creato, magari, il giorno prima, il giorno dopo era distrutto o dissestato.
Nel frattempo anche Roberta si era svegliata, era esausta dopo la sua notte di fuga.
Aveva trovato un riparo ma non sapeva esattamente dove fosse, si era praticamente persa.
Decise così di passare li tutto il giorno per riposarsi ancora e poi cercare di ritornare.
William ed Elena, con la moto di strada ne avevano fatta molta tanto da arrivare a Giazza prima di sera.
Tutti si rallegrarono per il ritorno di William e si radunarono per parlargli.
Il Capitano era incredulo e decise di ascoltare tutto ciò che aveva da comunicargli Elena, da parte del consiglio.
Più ascoltava, più si convinceva, non si poteva continuare a rimanere barricati in mezzo a quelle montagne, quando qualcuno aveva bisogno anche di loro, del contingente Aquila.
Guardò i suoi uomini e nei loro occhi leggeva il desiderio che lui accettasse di unirsi alla comunità di Genesi.
Quegli uomini avrebbero fatto tutto per lui, ma in quel momento erano loro a chiedere qualcosa a lui, qualcosa di molto importante.
Prese la parola: “Ragazzi il contingente Aquila è chiamato a ritornare veramente operativo. Ci uniremo alla comunità di Genesi, e da esercito la serviremo. Ordino a tutti di attivare la procedura per la mobilitazione di tutto il campo e di tutti gli armamenti. Domani all’alba partiremo con obbiettivo Genesi. Una cosa sola mi preme dire, da ora cedo il comando al soldato scelto William, che da ora è a tutti effetti il vostro capitano.”
Tutti applaudirono, la gioia fu immensa.
La smobilitazione del campo e degli armamenti divenne una grande festa.
Elena, prese tempo per parlare con tutti e spiegare tutto su Genesi, per far si che si integrassero completamente e nel modo più semplice possibile.
Ci sarebbe voluto molto tempo, ma l’inizio prometteva bene.
La sera arrivò, tutti si misero nelle loro tende.
William ed Elena erano su due tende diverse, avevano desiderio di passar ela notte assieme tutti e due, ma nessuno prese l’iniziativa.
Così si addormentarono con questo pensiero.
Roberta, nel suo rifugio in mezzo alla campagna dispersa, si accasciò e si addormentò, pensando di essere al sicuro e nascosta.
Era stata invece, vista da tre “Orsi Neri” in perlustrazione, alla ricerca del loro amico disperso.
Una donna sola? Una buona preda per loro, bisognava subito approfittarne.
Si avvicinarono, ed entrarono nel casolare, uno rimase fuori di guardia. Si avvicinarono lentamente, mentre lei non si accorgeva di nulla.
Ad un tratto violentemente la presero da terra e la sbatterono su di un tavolo svegliandola nel modo più brutto possibile.
Cominciò subito ad urlare come una pazza, spaventata più che mai.
Uno le strappò i vestiti, ma ……….
“Sei sempre il solito animale, fermatevi tutti e due animali, siete degli animali.”, gridò la guardia che era entrata di corsa, sentendo le grida di terrore di lei da fuori, e proseguì: “Sapete quali sono gli ordini a riguardo? Non deve essere torto un capello a nessuna donna, ci servono perfette.”
Quello che le aveva strappato il vestito disse: “Sono stanco delle nostre regole di merda, io questa la voglio per me ora.”
La guardia prese velocemente la pistola e gli sparò un colpo in testa uccidendolo, poi rivolgendosi all’altro: “Sei anche tu un animale come lui? Se non lo sei e hai ancora un briciolo di umanità, spoglia quella carogna morta e fa vestire con calma lei! Poi ritorneremo alla base. Con tutti gli ormoni al loro posto!......................... Hai capito bene stronzo di merda?”
Non ci pensò due volte, l’altro, fece come aveva detto, quello che a quel punto era il capo branco, lasciando che Roberta si rivestisse da sola senza nessuno a torno, e poi tutti e tre fecero ritorno al villaggio degli “Orsi Neri”.
Roberta non osò fiatare più, per tutto il viaggio, era terrorizzata da questi uomini che prima avevano cercato di violentarla e poi avevano fatto finta di trattarla bene? Quasi a voler scusarsi? Era prigioniera o era solo nel gruppo? Che pensare.
Il giorno seguente il contingente Aquila partì per dirigersi a Genesi.
Fu un viaggio pieno di speranze per tutti.
Arrivarono a sera e furono accolti con tutti gli onori; dopo le presentazioni di rito il dialogo divenne sempre più conviviale ed amichevole.
William disse: “Il contingente Aquila si rimette agli ordini e al servizio della comunità di Genesi.”
Jenny rispose: “Per stanotte accampatevi dove trovate posto, domani troveremo un luogo adeguato dove sistemarvi e rifletteremo su tutto.”
Venne la notte, Jenny non era passata inosservata ad almeno un paio di soldati che le avevano messo gli occhi sopra.
William rimase con i propri compagni, si sentivano a casa.
Il giorno successivo si radunò il consiglio con William.
Jenny prese la parola: “Ora che il contingente si è unito a noi e possiamo dire di avere un esercito possiamo passare alla fase successiva, ovvero andare ad Asparetto in cerca di armi.”
William: “Ci andrò io da solo con i miei e uno di voi come guida. E’ una base militare vera, non sappiamo quello che troveremo e chi troveremo.”
Alfred: “E’ una buona idea, vi accompagnerò io.”
Jenny: “Per me va bene, potete partire anche subito.”
Tutto venne preparato ai minimi termini.
William, mentre fremevano i preparativi, vide Elena e la rincorse per dirgli: “Elena, non voglio che quella notte sia rimasta una situazione isolata, voglio parlarne con te.”
Elena lo guardò e a voce bassa gli rispose: “Anche io ti desidero ancora, ma qui nel campo non ce la faccio ad esternare i miei sentimenti per te.” E voltandosi se ne andò.
William, camminando per ritornare dai suoi, incrociò un’altra ragazza di nome Luisa.
Si salutarono e Luisa rimase abbagliata. Scambiarono alcune chiacchiere veloci e poi si salutarono con un “A presto”.
Luisa era amica intima di Elena.
Il contingente, poche ore dopo partì alla volta di Asparetto.
Arrivati nei pressi della base militare si appostarono.
Un soldato disse: “William li circondiamo?”
William rispose: “Siamo in pochi per farlo, poi l’erba è alta e non vorrei che disperdendoci fossimo più vulnerabili.”
Il soldato proseguì: “Pensi che ci sia qualcuno all’interno?”
William: “La recinzione è rotta ma il resto è tutto a posto. ………… Ok avanziamo a piedi, sdraiati nell’erba, mentre qualcuno controlli le vedette anche se sono vuote.”
Il contingente avanzò lentamente e quando fu tutto dentro al recinto della base una voce tuonò: “Fermatevi o spariamo!”.
William allora gridò: “Non sparate siamo militari, contingente Aquila di Genesi, siamo alla ricerca di aiuto.”
La voce dalla base: “Uscite dal recinto della base, fuori tutti, noi non abbiamo bisogno di niente.”
William proseguì: “Siamo militari voi chi siete?”
La voce: “Militari anche noi, ma non vi vogliamo!”
Dalla base partì una raffica di pallottole in aria.
William: “oooooooooooooooooooooooo fermi siamo dei vostri, ci uccidete così!”
La discussione proseguì e si capì che i soldati rintanati nella base avevano seri problemi psicologici.
Un soldato ebbe un’idea e la espose: “William cantiamo l’inno d’Italia a squarciagola, forse sentendolo ritorneranno in se.”
William rispose: “Proviamo e speriamo che non sia l’ultimo inno che canteremo. …………… Ok al mio tre tutti insieme.”
Tutti e 50 cominciarono a cantare, intonando un canto ricco di passione e calore che penetrava le ossa. La pelle d’oca fece venire a tutti, da quanto tempo non lo cantavano, da quanto non sentivano più quell’amor di patria tanto combattuta e disperata in quei momenti.
Quanti erano gli italiani superstiti? Quanti stavano male? Quali insidie nascondeva ora questa nuova e strana Italia?
Ad un tratto …………… dalla base ……….. il canto uscì e si unì in un solo e unico coro.
Le bandiere dell’Italia si alzarono e sventolarono al vento. I nostri ce l’avevano fatta. Al cuore, allo spirito di quei soldati avevano puntato. Fu quell’inno, quell’amor di patria che li fece rinsaldare e sentire l’ardore che solo un soldato a pieno servizio può sentire.
La base si aprì, un portone si alzò, mostrando la strada che conduceva sottoterra. In riga marciando uscirono tutti, come se si trattasse di una cerimonia solenne.
Il battaglione Aquila in segno di rispetto fece lo stesso e si mise in riga.
Quando furono l’uno davanti all’altro, Mauro, Capitano del contingente di Aspareto, disse: “Sono il Comandante Mauro, a rapporto signore. Porgo le mie scuse e quelle di tutti perché per colpa nostra abbiamo rischiato di spararci tra fratelli.”
William: “E’ da tanto tempo che non mi veniva la pelle d’oca in questo modo.”
William spiegò i motivi che li avevano portati li, spiegò per filo e per segno parlando del pericolo che rappresentavano sia gli Orsi Neri che gli uomini del Wikingo e tutto sul gruppo da liberare, su come liberarlo, su ciò che serviva, su Genesi, con l’aiuto di Alfred come rappresentante.
I nostri ebbero una bella sorpresa, perché ad Asparetto, c’erano 120 soldati, 50 medici e 30 infermieri, c’erano grosse quantità di armi e un buon equipaggiamento sanitario.
Si poteva dire che la missione il Wikingo si poteva portare avanti.
Tornarono tutti a Genesi e per strada proseguirono cantando e strimpellando canzoni militari, utili in quel mo mento per fare gioco di squadra e gruppo.
Il clima di festa, però, aveva completamente dimenticato Roberta.
Gli “Orsi Neri” erano arrivati alla loro base, nei pressi di Rovigo, nascosti in mezzo ad un bosco di pianura, costruito a puntino.
Roberta venne accolta adeguatamente da alcune donne ed aiutata a lavarsi, vestirsi e mangiare.
Venne poi fatta sistemare dentro ad una tenda prigione, da cui si riusciva a vedere l’esterno da due ampie finestre.
Fuori due guardie verificavano che non fuggisse.
Lei non aveva neanche fiatato per tutto il tempo, dalle finestre notava che in quella zona del campo venivano tenute le donne appena catturate, una per ogni tenda.
Ogni tanto ne veniva presa una e non faceva più ritorno.
Roberta vedeva la scena e non riusciva a capire cosa potesse succedere.
Passarono le ore ed ad un certo punto vennero due guardie a prendere anche lei.
Gentilmente la accompagnarono all’interno di un’altra tenda dove si trovò circondata da altri uomini, molti uomini, tutti giovani e di buon aspetto.
Uno di loro prese la parola: “Signora sono lieto di darle il benvenuto nella comunità degli Orsi Neri. Mi hanno raccontato cosa ha provato a causa di uno dei nostri, ma come ha visto è stato subito punito.”
Roberta sfogò la sua rabbia e urlò: “Siete solo dei rozzi animali, maiali, carne da macello, che il cielo vi strappi le palle e ve le calpesti davanti agli occhi.”
L’uomo replicò: “Non sia così severa. Lei si trova qui e per ora è stata trattata bene, sarà lei a decidere come vorrà passare i prossimi giorni avvenire. Noi pensiamo che ogni donna ci deve mettere del suo, e a questo punto lei godrà di ogni privilegio possibile, sarà trattata come una regina se tra i ragazzi qui presenti ne sceglierà uno che diventi il suo compagno. La comunità le garantirà tutto ciò di cui ha bisogno. Se questo ragazzo in qualunque momento non avrà rispetto di lei verrà punito e lei potrà sceglierne un altro.”
Roberta: “Siete dei sporchi animali io non farò niente con nessuno e non sceglierò nessuno in questa maniera, voglio essere libera e vivere da libera. Voi volete delle donne da riproduzione circondate da una gabbia di cristallo.”
L’uomo proseguì: “Mi dispiace che la prenda così, le altre hanno scelto sapendo che offrivamo molto. ………. Vuol dire che deciderò io con chi lei dovrà stare.”
Roberta: “Ribadisco che siete la feccia del mondo.
L’uomo fece passare un po’ di tempo, sperando che Roberta cambiasse idea, se lei avesse scelto sarebbe stato meglio.
Era una ragazza bella e giovane ed intorno a lei c’erano molti ragazzi giovani e aitanti.
Mentre l’uomo si stava prestando a nominare chi avrebbe dovuto prendersi Roberta, arrivò uno dentro la tenda di corsa e gli sussurrò all’orecchio che la ragazza era stata trovata nella zona dove si era disperso il loro amico Gianni.
Così si decise di proseguire ad interrogare Roberta.
Le chiese da dove veniva. Lei commise un grosso errore dicendogli e spiegando da dove veniva, sperando in cuor suo che l’avrebbero rilasciata.
A questo punto si decise che Roberta era preziosa e venne riportata nella sua prigione.
Arrivata nella gabbia pianse a lungo, perché aveva capito di aver sbagliato, in questo modo ora avrebbero potuto cercare di estorcerle altre notizie, come ad esempio la giusta ubicazione di Genesi.