lunedì 24 febbraio 2025

SORPRESA A BARCELLONA 8° CAPITOLO

 Scritto interamente da Zorzella Fernando

Presentato a puntate qui su face book.

Tutto nel romanzo è inventato e frutto di fantasia.

Il romanzo è dedicato a Mia Moglie Francesca.

DIVIETO ASSOLUTO DI COPIARLO O RIPRODURLO

TESTO:

8° CAPITOLO

Conosco persone che passerebbero il tempo a mangiare e a bere, ma noi no, dobbiamo provare ogni sera un ristorante diverso.

Arrivati in albergo saliamo di nuovo in ascensore.

Siamo soli, si chiudono le porte ed io di appoggio al muro e ti bacio.

Cavoli se ti bacio, non uno, ma due, tre baci e ancora e ancora.

Le mie mani salgono su e giù per il tuo corpo, mentre tu me le tieni attorno al collo.

Francesca: “Dai cavoli, sta tranquillo, aspetta, non qui in ascensore.”

Fernando: “Ti vorrei qui, ora, non voglio più aspettare.”

Francesca: “Ti tocca aspettare, se continui, ti do una ginocchiata in mezzo alle gambe.”

Fernando: “Addirittura.”

Francesca: “Provaci.”

L’ascensore si ferma e le porte si aprono, tu mi scansi ed esci per prima, ma quando esci dall’ascensore…………

Francesca: “Ma questo non è il tuo piano, è il mio.”

Fernando: “Certo amore mio.”

Francesca: “Cosa vuoi fare, cosa intendi dire?”

Fernando: “Devi andare in camera tua, c’è tuo marito.”

Francesca: “Mio marito? Ma cosa dici?”

Fernando: “Ti ha mandato un messaggio mentri eri al bagno al ristorante, io ho visto la notifica, non ti ho aperto il cellulare.”

Francesca: “Non mi hai detto niente.”

Fernando: “Ho lasciato che tutto accadesse, quando lo volevi tu, ho lascito che guardassi il cellulare quando volevi tu.”

Francesca: “Cazzo e ora?”

Fernando: “Dirai che non hai guardato il cellulare, ma appena l’hai fatto sei andata da lui. In fondo ci sono molte feste qui in giro le scuse le riesci a trovare senza problemi.”

Francesca: “E tu? Cosa fai ora?”

Fernando: “Ascolta, Francesca va da lui che ti merita.”

Francesca: “Mi merita chi voglio io.”

Fernando: “Io ti merito?”

Francesca: “Fernando, cosa farai ora?”

Fernando: “Francesca, va da lui, a me ci penso io.”

Le porte si chiudono ed io scoppio a piangere, perchè mi sento morire.

Me ne vado a letto subito, la serata sarebbe ancora giovane, ma non ho voglia di bere o esagerare.

Quando ho letto la notifica sul tuo cellulare, senza sbloccarlo, mi sentivo più forte.

Avevo capito che la serata sarebbe finita arrivati in albergo, ma non pensavo mi sarei sentito così.

Arrivato a Barcellona per visitarla e scoprire anche segreti nascosti, sono stato rapito da una vera dea.

Il tuo modo di fare, il tuo vestire, il tuo atteggiarti tra la gente, mi rimanere senza fiato e ora a letto da solo, a fatica respiro.

Sono stato in grado di gestire i rapporti di coppia che ho avuto, perchè non mi hanno mai rapito così tanto.

Non sono mai stato così preso, così innamorato.

Questo è un vero colpo di fulmine, il problema è che lei è sbagliata.

Anche questa volta è sbagliata, perchè è sposata.

Non può essere solo mia.

Ma la desidero.

Dovevo solo parlarle, ballare, solo guardarla, ed invece ho anche morso il frutto del peccato.

La vicenda di Adamo ed Eva si è ripetuta, ma il problema è che lei è Dio, Eva, Mela e Serpente insieme.

Speriamo che Morfeo mi rapisca velocemente e domani mattina uscirò velocemente per farmi un bel giro turistico.

Ma veramente turistico.

Arriva mattina e la giornata fila via liscia e serena.

A metà pomeriggio io sono seduto al bar a bere delle birre.

Si! Avete capito bene, delle Birre.

Sono alla terza.

Mentre sto posando il bicchiere, con fermezza una mano lo prende e va a versarlo nel vaso di fiori li vicino a me.

Fernando: “Francesca! Cosa fai qua?”

Francesca: “So benissimo come mi chiamo, tu cosa fai qua?”   

Fernando: “Ma non sei con tuo marito?”

Francesca: “Ascolta, se devo trattarti da mamma, come quello che ho a casa, cosa che tra l’altro, non voglio fare, ti lascio qui e me ne vado con quel puledro laggiù.”   

Fernando: “No Francesca non voglio.”

Francesca: “Vedi come mi sono vestita? ……… Ho la minigonna e le calze autoreggenti a rete.”, tirando su un pò la minigonna e appoggiando un piede sulla poltrona, tra le gambe di lui.   

Fernando: “Che fai copri.”

Francesca: “Cosa faccio? Faccio vedere a tutti che sono una stra fica e se non ti togli in 5 minuti la puzza di birra che hai addosso non mi vedi più.”   

Fernando: “No Francesca, non muoverti da qui.”

Francesca: “Mi vuoi stasera? Allora muoviti, prutto impertinente. Sei un rappresentante, non un cavaliere.”   

Fernando: “Ok, resta qui.”

Francesca: “Muoviti dai, che i secondi passano e quel puledro là, si sta scaldando.”   

Io mi alzai ovviamente, e mi avviai verso l’ascensore.

Ovviamente un pò di paura c’era.

Di sicuro, mi attende, altrimenti non si sarebbe comportata così, però in questo momento la sicurezza di ritrovarla lascia lo spazio alla paura.

Potrei essere più forte, potrei farmi vedere più duro e fermo nei miei atteggiamenti, ma con questi metodi, non ho mai avuto storie d’amore così forti e potenti come con Francesca.

Via veloce in appartamento.

Scelta d’abito rapida e veloce e poi via giù per le scale.

Ho fatto la discesa delle scale dal mio piano fino al piano terra talmente veloce, come se ci fosse un terremoto.

Il terremoto forse c’è veramente, nel mio cuore.

Quando arriverò vorrei baciarti lì davanti a tutti dalla felicità, ma forse è meglio che mi trattenga.

Eccomi sono arrivato.

Entro nel salone del bar.

Tu sei li seduta al bancone del bar, su uno sgabello.

Una gamba, la sinistra è appoggiata al poggiapiedi e fa si che a gamba sia ben sorretta, la destra è accavallata sulla sinistra e la minigonna salita un pò lascia intravedere l’elastico dell’autoreggente.

Mi guardi con sguardo fiero, ma mi sorridi maliziosamente.


VENNE IL GIORNO 8° CAPITOLO

 Scritto interamente da Zorzella Fernando

Presentato a puntate qui su face book.

Tutto nel romanzo è inventato e frutto di fantasia.

DIVIETO ASSOLUTO DI COPIARLO O RIPRODURLO

TESTO:

8° PUNTATA

Il primo annuncio fatto al mondo divenne subito effettivo.

Sembrava che quel grande pezzo di terra che era la Libia fosse invisibile al mondo. Sembrava che solo se si era Libico si potesse stare in Libia.

Tutte le organizzazioni internazionali di ogni tipo e grado cercarono di mettersi in contatto con il Governo Libico, perché si voleva capire che cosa stesse succedendo, ma le risposte erano sempre quelle: “Non ci serve niente, lasciateci da soli!”

Nel frattempo successero anche delle cose molto strane, che però nessuno riuscì pienamente a capire.

La stazione spaziale internazionale e la stazione spaziale cinese vennero investite da una pioggia di meteoriti che le distrusse completamente.

Questo, raggelò tutti gli studiosi, perché non si aspettavano una cosa del genere.

Non sapevano che erano stati proprio gli extraterrestri a compiere questo gesto, con lo scopo di bloccare possibili corse allo spazio.

Infatti, l’opinione pubblica cominciò a riflettere sul fatto che se ci fossero state persone a bordo sarebbero morte e che con tutti i problemi che aveva la popolazione del mondo si poteva anche far a meno di inviare missioni nello spazio.

Arrivò, l’8 Dicembre, giorno in cui si era ipotizzato l’arrivo di Vancovar per venire a riscuotere ciò che voleva in cambio di un gesto di pace.

Paola stava camminando attorno all’osservatorio riflettendo.

Le domande che continuavano a rimbombare nella testa di Paola, erano sempre le stesse: mi faranno del male? Tornerò a casa? Se un domani grazie a questo gesto ci sarà la pace tra le due civiltà, il suo gesto sarà ricordato?

Domande importanti.

Nicola continuava a studiare per capire a cosa poteva servire l’ovulo che  Paola avrebbe donato. 

La risposta a tutto arrivò alle 17,30.

Il silenzio che circondava l’osservatorio venne rotto da un sibilo che divenne sempre più intenso, spegnendosi improvvisamente con l’atterraggio della navicella.

Nicola e Mirko scapparono fuori a vedere mentre Paola corse dentro gli uffici a piangere dalla paura.

Vancovar scese da solo, e si avvicinò a Nicola e Mirko con l’aria di chi aveva mantenuto una promessa ed ora voleva la sua ricompensa.

Nicola: “Vi stavamo aspettando!”

Vancovar: “Bene! Spero che abbiate fatto i compiti a casa.” 

Nicola: “Certo che li abbiamo fatti!”

Mirko: “Cosa pensavi di noi Vancovar?”

Vancovar: “Pensavo che vi sareste tirati indietro e non avreste mantenuto la parola.” 

Mirko: “Noi non siamo persone inutili, siamo persone che mantengono la parola data.” 

Vancovar: “Scusami Mirko ma i tuoi capi non vi rappresentano allora.”

Nicola: “Ho visto che hai accettato il mio consiglio.”

Vancovar: “Ciò pensato su! In fondo il coltello dalla parte del manico ce l’abbiamo noi. Speriamo di non doverci ripensare.”

Nicola: “Io penso che è quello che ti conviene di più. Vedrai che alla fine mi darai ragione.” Vancovar: “Abbiamo gli occhi di tutti voi sapiens puntati addosso!”

Nicola: “Lo so, la paura che per portare la pace tu stia facendo una carneficina.”

Vancovar: “Non è così! Chi crea problemi viene punito, chi vuole vivere in pace, sta vivendo in pace. In questo breve periodo quello che voi chiamate Libia, è migliorata rispetto a come l’avevate lasciata voi.”

Nicola: “Avete tutte le risorse naturali che volete li.”

Vancovar: “Lo sai, tu ci conosci bene, non ci servono. Non abbiamo attraversato la galassia con un motore a petrolio, come voi chiamate quel liquido nero che sgorga dalla terra.”

Nicola: “Lo so! Non ti servirà direttamente, ma vedrai che se tu conosci bene noi, ti verrà molto utile.”

Vancovar: “Chi verrà con noi? Quale donna verrà con noi?” 

Nicola: “Paola, verrà con voi! Eccola che sta per arrivare.”

Vancovar se la ricordava bene, perché la sua pelle ambrata, i capell mori lunghi e mossi, avevano lasciato il segno.

Vancovar: “Ok! Vieni anche tu?”

Nicola: “Vorrei, per rassicurarmi sull’incolumità di Paola.”

Vancovar: “Già per quello che hai detto mi offendi. Ti ho già detto che non le torceremo neanche mezzo capello. Certe volte, non capisco se tu ci abbia studiato così bene come dici.”

Nicola: “Porta pazienza, ma la paura c’è.”

Vancovar: “Io volevo che venissi con noi per darti la possibilità di conoscerci di più.” 

Nicola: “Vengo anche io volentieri.”

Vancovar: “Ci consideriamo amici?” Nicola: “Si! Voglio considerarti un amico.” 

Vancovar: “Andiamo allora!”

Nicola e Paola salutarono gli altri due e poi salirono sulla navicella. Tiziana e Mirko osservarono i due amici andarsene.

Tiziana: “Non li vedremo più ritornare.” Mirko: “Non dire così. Torneranno di sicuro.”

Tiziana: “Faranno quello che devono fare e poi li uccideranno.”

Mirko: “No! Io ho fede! Mirko li ha convinti, vedrai che torneranno e ci spiegheranno cosa è successo.”

Tiziana: “Stammi vicino per piacere.”

Mirko: “Non ho nessuna intenzione di staccarmi da te o stare lontano d ate non preoccuparti.” 

Tiziana: “Ci useranno come marionette.”

Mirko: “Basta Tiziana, non pensarci, pensiamo che forse grazie a questo sistema, magari avremmo un futuro e una possibilità, magari per convivere con loro.”

Tiziana abbracciò stretto Mirko, per sentirsi protetta e lui fece lo stesso. Con le mani le accarezzava la schiena per farla sentire protetta e coccolata.

Entrati, bevettero qualcosa si andarono a sdraiare per riprendersi dallo stress appena vissuto. Per i nostri amici, tutto questo, li portava a vivere in una sorta di limbo, in cui non sai veramente che strada dovrai prendere e quali saranno i tuoi nuovi obbiettivi.

Mirko raggiunse Tiziana, nella stanza dove aveva cercato riposo. 

Entrò e chiuse la porta.

Mirko: “Come ti senti?”

Tiziana: “Non so darmi pace, mi è venuto perfino mal di pancia. Mi sento come se mi stesse venendo la febbre.”

Mirko: “Vai a casa, non rimanere qui.”

Tiziana: “Non so che fare ho la testa nel pallone.” 

Mirko: “Anche Roberto si sente così.”

Tiziana: “Ha già detto qualcosa al suo staff a Palermo?”

Mirko: “Dice di no, perché non sa come spiegare la cosa con le parole giuste. Sta pensando a chi dirlo, come selezionar ele persone.”

Tiziana: “Basterebbe dirlo a poche persone sbagliate per far un vero e proprio caos.” 

Mirko: “Appunto.”

Tiziana si alzò e se ne andò tra le braccia di Mirko. 

Tiziana: “Tienimi al caldo, per piacere, mi sento indifesa.” Mirko: “Non ti lascerò mai sola.”

Tiziana: “Non ho più nessuno, ho solo qualche lontano parente.”

Mirko l’accarezzò, avrebbe voluto baciarla, ma non lo fece per il profondo rispetto c he nutriva per lei. Baciarla ora sembrava rubare qualcosa a chi è indifeso.

Mirko: “Vado da Roberto e gli dico che ti accompagno a casa. Ci prendiamo la giornata libera. Domani ci metteremo ai posti di comando e cercheremo di capire di più su questi esseri.”

Roberto venne informato da Mirko, che approvò l’idea e poi anche lui si diresse verso Palermo per informare il suo staff.


RIVOLUZIONE 8° CAPITOLO

 Scritto interamente da Zorzella Fernando

Presentato a puntate qui su face book.

Tutto nel romanzo è inventato e frutto di fantasia.

DIVIETO ASSOLUTO DI COPIARLO O RIPRODURLO

TESTO:

8° PUNTATA

Il giorno dopo attorno a Prima Donna gli animi si fecero caldi, ormai gli Orsi Neri si stavano arrabbiando. Così mandarono un altro rappresentante a parlare con Sirena, il capo di Prima Donna, per riferire che avrebbero avuto un altro giorno e poi avrebbero attaccato, per scongiurare questo tutte le donne si dovevano arrendere e sottomettere agli Orsi Neri.

Questa volta l’uomo rimase vivo, ma fu cacciato in malo modo a mani vuote.

Sirena cominciava a provare paura e un brutto pensiero legato al fatto che non arrivava nessun rinforzo.

Alberto, nel suo fuggire, lungo la Val d’Adige, aveva trovato rifugio, in un casolare dove ripararsi e proteggersi, dove si era disteso, stanco dal viaggio e si era addormentato.

Disturbato da alcuni rumori aprì gli occhi e si svegliò di soprassalto perché circondato da tre uomini vestiti da carabinieri in anti sommossa.

Uno prese la parola: “Benvenuto in Trentino, io sono Acquario, capo dei cavalieri del Trentino e del Trentino, tu chi sei?”

Alberto, prima di rispondere pensò un po’ ed ebbe una piccola illuminazione, e rispose: “Io mi chiamo Alberto, e sono proveniente da Genesi, una comunità che si è instaurata dopo Verona, nel basso veronese. E’ una comunità sorta dopo la catastrofe. ……….. Io sono scappato non ne potevo più.”

Acquario cercando di capire meglio chiese: “Perché sei scappato? Perché non ne potevi più di star li?”

Alberto vide che il dado era tratto e cominciò a spiegare: “Genesi è amministrata da un consiglio che la tiranneggia e detta regole e leggi severe, chi non segue a queste regole viene cacciato e rimane da solo. E’ una comunità che vuole conquistare tutto e tutti, vuole spadronare su tutto e su tutto.”

Un cavaliere di nome Leone si avvicinò ad Acquario e gli sussurrò: “Chiedigli se sa qualcosa della battaglia che si racconta ci sia stata in qualche vallata qui vicino.”

Acquario girò la domanda ad Alberto che colse l’occasione per dire una marea di bugie spiegando che la comunità di San Giovanni Ilarione era una comunità florida e forte, e siccome Genesi aveva sete di risorse e nuove armi la attacco depredandola.

Acquario disse: “Se scappavi da una situazione del genere allora da ora sei dei nostri e ti puoi ritenere dei nostri in tutto e per tutto. Ti daremo un alloggio, da mangiare e vivrai lavorando con noi.

I cavalieri ritornati alla base, dettero ordine di potenziare la fascia sud del Trentino, ovvero verso Verona, per fermare eventuali attacchi di Genesi.

Continuarono a parlare con Alberto e gli presentarono molti altri abitanti di Trento, però Alberto continuò a raccontare frottole mettendoli in allarme.

A Genesi Jenny prese la parola: “E’ veramente un periodo nero per Genesi, gli eventi stanno trasformando il clima e l’ambiente in un modo che non ci appartiene. Il problema è che siamo l’unico barlume di civiltà organizzata in una zona in cui la gente chiede e prega di ritornare alla normalità velocemente. Abbiamo vinto molte sfide, ma ora ce ne aspetta una più dura. Dobbiamo assolutamente partire in difesa di Prima Donna, nessuna di quelle donne deve cadere in mano agli Orsi Neri. Chiedo un grande sforzo e chiedo che domani stesso l’esercito riparta per un’altra missione. ………. Anzi William ce la faresti a partire questa sera stessa?”

William : “Da parte mia ascoltando Roberta e Gemma, ho già preparato i miei soldati a partire velocemente, anche subito, perché ho detto che non ci si può riposare sapendo che delle donne si trovano in quella situazione. ……….. Quindi se vuoi partiamo anche stasera.”

Jenny: “Sono fiera di voi.”

Elena: “Jenny si sa qualcosa di Alberto?”

Jenny: “Luigi forse è più informato. ……… Ne sai qualcosa Luigi?”

Luigi: “Alle ricerche ci sta pensando Kevin, ma ha trovato solo qualche traccia, perché gli ho ordinato di rientrare ogni sera per precauzione.”

Jenny: “Ok proseguite le ricerche.”

Nella tenda di Filippo si stava tenendo un brindisi.

Angelica: “Ce l’abbiamo fatta e il merito è tuo caro Filippo. Jonathan è tra le mie mani e  a Jenny non ci pensa più. Tu hai la tua Elena e quando ti deciderai avrai anche Jenny con cui provarci. ……… Ma ascolta la tua Elena dove è?”

Filippo: “Elena è in consiglio stasera ne ha per tanto e poi si ritirerà nella sua tenda. Ci vedremo domani. ……… Comunque sei stata molto brava anche tu con Jonathan, sei stata molto sveglia.”

Angelica si alzò e guardò Filippo negli occhi, lui le chiese: “Che c’è Angelica perché mi guardi così?”

Lei in silenzio si spogliò, lui era sbigottito, e poi nuda si sedette sopra di lui e disse: “Filippo, dobbiamo festeggiare anche noi per bene le nostre vittorie, lasciamoci andare questa notte io e te, sarà la nostra notte. ………. Non esiste Jonathan e non esiste Elena.”

Di li, poco prima era passato Matteo, un amico che senti tutto quello che si erano detti, e comprendendo che i due stavano tramando alle spalle di Jonathan, Jenny e Elena decise di rimanere con le orecchie dritte ed attente.

Si fece notte un’altra volta, William non era riuscito a partire con i suoi perché il tempo per organizzarci ci voleva, mentre Alberto a Trento continuava a riempire di bugie le orecchie dei Cavalieri dello Zodiaco. 

A Prima Donna si cominciava veramente  a perdere la speranza di vedere arrivare i soccorsi, e se la battaglia si fosse dovuta combattere in campo aperto in quel modo di sicuro sarebbe stata un’apocalisse per le Ninja.

Il sole diede la sveglia e la speranza a tutti per andare avanti.

Angelica e Filippo aprirono gli occhi e si accorsero di essersi addormentati, avevano esagerato con i festeggiamenti spogliandosi e c’erano andati giù pesante. In fretta si rivestirono guardandosi con piacere l’uno con l’altra. Nessuna aveva mai pensato di arrivare a quel punto visto che tutti e due avevano delle storie in atto, ma la cosa era nata cosa e bisognava cavalcarla. Angelica lo salutò con un bacio sulla fronte e dicendo a bassa voce in un orecchio: “Mi sei piaciuto sei un vero amico, non preoccuparti per me non sarà l’ultima volta se lo vorrai.” 

Alcuni cavalieri partirono, appena uscirono le prime luci dell’alba, all’insaputa di Albero, capitanati da Acquario in persona, e seguendo le indicazioni fornite dallo stesso Alberto, si diressero verso Genesi per capire cosa c’era di vero.

Arrivati a Genesi a tiro di binocolo, senza farsi vedere, rimasero raccapricciati e attoniti vedendo le manovre militari che si stavano compiendo, non potevano sapere i reali motivi di quel dispiegamento di forze, e credettero definitivamente a quello che aveva detto Alberto, decidendo di fare rientro a casa.

Matteo, che aveva capito, la sera prima, che tra Angelica e Filippo c’era qualcosa di strano, decise di farsi mettere in turno con lui all’entrata di Genesi come guardia.

Matteo aprì il discorso: “Filippo, ma dimmi un po’ come è la storia tra te ed Elena? Come state assieme?”

Filippo rispose: “Va bene, va bene. Elena è una ragazza perfetta è la ragazza della porta accanto.”

Matteo lo provocò: “Ma a te è sempre piaciuta Jenny, cosa te ne fai di Elena?”

Filippo: “A Jenny piaceva Jonathan, io nel frattempo mi sono messo con Elena e ho dimenticato Jenny. Ora che Jonathan sta con Angelica a me di Jenny non interessa più niente. ………. Angelica si è giocata bene le sue carte e se le sta giocando bene.”

Matteo lo provocò ancora: “Mi sembra che Angelica non sia mai stata molto sveglia, sembra che qualcuno l’abbia svegliata. ………… Speriamo che non diventi più furba del maestro altrimenti farà andare fuori di testa anche il maestro.”

Il discorso proseguì su questi livelli per un bel po’, poi Matteo smorzò il tutto.

Il contingente Aquila, partito in mattinata, era ancora lontano da Prima Donna e quindi proseguiva veloce. Gemma e Roberta non stavano nella pelle nel pensare che era il momento di andare a liberare le loro amiche.

In una camionetta Thomas e Giuly, soldato e soldatessa, stavano chiacchierando molto intensamente e su tutto, e tra una risata, una presa in giro, una piccola e accesa discussione, non si accorgevano che tra loro stava a nascendo del tenero.

Il convoglio viaggiava veloce, e la carica emotiva era alta, si sapeva che sarebbe stato più duro spuntarla con gli Orsi Neri, perché erano molto ben armati. 

Thomas e Giuly continuarono la loro chiacchierata, e incrociando i loro sguardi capirono che si stava creando la giusta alchimia.

Era un giorno caldo, ma nessuno lo percepiva, la tensione era altissima.

Ad un tratto: “Fermati Giuly, il convoglio si è fermato …………….. Scendo e vado a sentire.”, disse Thomas.

Parlando con gli altri si venne a sapere che erano ormai vicini. Gli Scout, soldati che erano andati in avan scoperta, avevano visto che Prima Donna era accerchiata completamente.

Mauro: “William, hanno accerchiato Prima Donna.”

Sergio: “Non l’hanno ancora attaccata però.”

William: “E’ un embargo ……….. la cosa è complicata, pensiamo …………. Gemma hai detto che le tue amiche ci daranno man forte con i cannoni?”

Gemma: “Di sicuro, quando cominceremo noi ci daranno man forte, per far si che gli Orsi Neri non si avvicinino, ma che scappino.”

Sergio: “Gli Orsi Neri sono molti, la mano della fortezza ci serve sicuramente. ………. Ma che volevano fare? ………… Sono dei veri maiali.”

William: “Ok facciamo così. ……….. Gli Orsi Neri sono di base verso Rovigo, quindi a Nord rispetto a Prima Donna che si trova a Sud. Noi attaccheremo da Sud Ovest, in modo da offrire una via di fuga agli Orsi Neri verso nord. Piano piano avanzeremo anche noi a nord una parte da sinistra e una parte da destra di Prima Donna ai lati praticamente. Ci ricongiungeremo a Nord di Prima Donna in modo da trovarsi gli Orsi Neri davanti e Prima Donna dietro. Cercheremo di cacciarli sperando che trovino utile la via di fuga che gli lasciamo a nord. ………… Ok dai tutti ai posti di combattimento.”

I Cavalieri di Zodiaco rientrarono alla base nel primo pomeriggio e si chiusero subito in riunione tra loro senza Alberto.

Acquario: “Fratelli siamo davanti ad una situazione strana, la comunità di Genesi sarà circa 2000 persone, non capisco come una comunità così piccola sia così guerrafondaia. Se fosse così sarebbero veramente spietati.”

Cancro: “E’ vero sono piccoli, ma è anche vero che non esistono altre comunità attorno, c’è il nulla.”

Leone: “Per me Acquario ha ragione Cancro, sono spietati e la gente ha paura e non si ribella.”

Acquario: “E’ vero saranno in 2000 ma hanno un esercito di 500 uomini e ben armato, noi siamo in 3000 e un esercito di 250 uomini. Poi c’è il fatto che noi siamo organizzati in più comunità, loro hanno proprio il deserto attorno. ………. Non so cosa fare.”

Leone: “Proviamo ad andare a parlare, facciamo una delegazione di rappresentanza ed andiamo a renderci conto di persona.”

Acquario: “Pensiamoci bene e semmai chiediamo altre informazioni ad Alberto.”