lunedì 24 febbraio 2025

VENNE IL GIORNO 8° CAPITOLO

 Scritto interamente da Zorzella Fernando

Presentato a puntate qui su face book.

Tutto nel romanzo è inventato e frutto di fantasia.

DIVIETO ASSOLUTO DI COPIARLO O RIPRODURLO

TESTO:

8° PUNTATA

Il primo annuncio fatto al mondo divenne subito effettivo.

Sembrava che quel grande pezzo di terra che era la Libia fosse invisibile al mondo. Sembrava che solo se si era Libico si potesse stare in Libia.

Tutte le organizzazioni internazionali di ogni tipo e grado cercarono di mettersi in contatto con il Governo Libico, perché si voleva capire che cosa stesse succedendo, ma le risposte erano sempre quelle: “Non ci serve niente, lasciateci da soli!”

Nel frattempo successero anche delle cose molto strane, che però nessuno riuscì pienamente a capire.

La stazione spaziale internazionale e la stazione spaziale cinese vennero investite da una pioggia di meteoriti che le distrusse completamente.

Questo, raggelò tutti gli studiosi, perché non si aspettavano una cosa del genere.

Non sapevano che erano stati proprio gli extraterrestri a compiere questo gesto, con lo scopo di bloccare possibili corse allo spazio.

Infatti, l’opinione pubblica cominciò a riflettere sul fatto che se ci fossero state persone a bordo sarebbero morte e che con tutti i problemi che aveva la popolazione del mondo si poteva anche far a meno di inviare missioni nello spazio.

Arrivò, l’8 Dicembre, giorno in cui si era ipotizzato l’arrivo di Vancovar per venire a riscuotere ciò che voleva in cambio di un gesto di pace.

Paola stava camminando attorno all’osservatorio riflettendo.

Le domande che continuavano a rimbombare nella testa di Paola, erano sempre le stesse: mi faranno del male? Tornerò a casa? Se un domani grazie a questo gesto ci sarà la pace tra le due civiltà, il suo gesto sarà ricordato?

Domande importanti.

Nicola continuava a studiare per capire a cosa poteva servire l’ovulo che  Paola avrebbe donato. 

La risposta a tutto arrivò alle 17,30.

Il silenzio che circondava l’osservatorio venne rotto da un sibilo che divenne sempre più intenso, spegnendosi improvvisamente con l’atterraggio della navicella.

Nicola e Mirko scapparono fuori a vedere mentre Paola corse dentro gli uffici a piangere dalla paura.

Vancovar scese da solo, e si avvicinò a Nicola e Mirko con l’aria di chi aveva mantenuto una promessa ed ora voleva la sua ricompensa.

Nicola: “Vi stavamo aspettando!”

Vancovar: “Bene! Spero che abbiate fatto i compiti a casa.” 

Nicola: “Certo che li abbiamo fatti!”

Mirko: “Cosa pensavi di noi Vancovar?”

Vancovar: “Pensavo che vi sareste tirati indietro e non avreste mantenuto la parola.” 

Mirko: “Noi non siamo persone inutili, siamo persone che mantengono la parola data.” 

Vancovar: “Scusami Mirko ma i tuoi capi non vi rappresentano allora.”

Nicola: “Ho visto che hai accettato il mio consiglio.”

Vancovar: “Ciò pensato su! In fondo il coltello dalla parte del manico ce l’abbiamo noi. Speriamo di non doverci ripensare.”

Nicola: “Io penso che è quello che ti conviene di più. Vedrai che alla fine mi darai ragione.” Vancovar: “Abbiamo gli occhi di tutti voi sapiens puntati addosso!”

Nicola: “Lo so, la paura che per portare la pace tu stia facendo una carneficina.”

Vancovar: “Non è così! Chi crea problemi viene punito, chi vuole vivere in pace, sta vivendo in pace. In questo breve periodo quello che voi chiamate Libia, è migliorata rispetto a come l’avevate lasciata voi.”

Nicola: “Avete tutte le risorse naturali che volete li.”

Vancovar: “Lo sai, tu ci conosci bene, non ci servono. Non abbiamo attraversato la galassia con un motore a petrolio, come voi chiamate quel liquido nero che sgorga dalla terra.”

Nicola: “Lo so! Non ti servirà direttamente, ma vedrai che se tu conosci bene noi, ti verrà molto utile.”

Vancovar: “Chi verrà con noi? Quale donna verrà con noi?” 

Nicola: “Paola, verrà con voi! Eccola che sta per arrivare.”

Vancovar se la ricordava bene, perché la sua pelle ambrata, i capell mori lunghi e mossi, avevano lasciato il segno.

Vancovar: “Ok! Vieni anche tu?”

Nicola: “Vorrei, per rassicurarmi sull’incolumità di Paola.”

Vancovar: “Già per quello che hai detto mi offendi. Ti ho già detto che non le torceremo neanche mezzo capello. Certe volte, non capisco se tu ci abbia studiato così bene come dici.”

Nicola: “Porta pazienza, ma la paura c’è.”

Vancovar: “Io volevo che venissi con noi per darti la possibilità di conoscerci di più.” 

Nicola: “Vengo anche io volentieri.”

Vancovar: “Ci consideriamo amici?” Nicola: “Si! Voglio considerarti un amico.” 

Vancovar: “Andiamo allora!”

Nicola e Paola salutarono gli altri due e poi salirono sulla navicella. Tiziana e Mirko osservarono i due amici andarsene.

Tiziana: “Non li vedremo più ritornare.” Mirko: “Non dire così. Torneranno di sicuro.”

Tiziana: “Faranno quello che devono fare e poi li uccideranno.”

Mirko: “No! Io ho fede! Mirko li ha convinti, vedrai che torneranno e ci spiegheranno cosa è successo.”

Tiziana: “Stammi vicino per piacere.”

Mirko: “Non ho nessuna intenzione di staccarmi da te o stare lontano d ate non preoccuparti.” 

Tiziana: “Ci useranno come marionette.”

Mirko: “Basta Tiziana, non pensarci, pensiamo che forse grazie a questo sistema, magari avremmo un futuro e una possibilità, magari per convivere con loro.”

Tiziana abbracciò stretto Mirko, per sentirsi protetta e lui fece lo stesso. Con le mani le accarezzava la schiena per farla sentire protetta e coccolata.

Entrati, bevettero qualcosa si andarono a sdraiare per riprendersi dallo stress appena vissuto. Per i nostri amici, tutto questo, li portava a vivere in una sorta di limbo, in cui non sai veramente che strada dovrai prendere e quali saranno i tuoi nuovi obbiettivi.

Mirko raggiunse Tiziana, nella stanza dove aveva cercato riposo. 

Entrò e chiuse la porta.

Mirko: “Come ti senti?”

Tiziana: “Non so darmi pace, mi è venuto perfino mal di pancia. Mi sento come se mi stesse venendo la febbre.”

Mirko: “Vai a casa, non rimanere qui.”

Tiziana: “Non so che fare ho la testa nel pallone.” 

Mirko: “Anche Roberto si sente così.”

Tiziana: “Ha già detto qualcosa al suo staff a Palermo?”

Mirko: “Dice di no, perché non sa come spiegare la cosa con le parole giuste. Sta pensando a chi dirlo, come selezionar ele persone.”

Tiziana: “Basterebbe dirlo a poche persone sbagliate per far un vero e proprio caos.” 

Mirko: “Appunto.”

Tiziana si alzò e se ne andò tra le braccia di Mirko. 

Tiziana: “Tienimi al caldo, per piacere, mi sento indifesa.” Mirko: “Non ti lascerò mai sola.”

Tiziana: “Non ho più nessuno, ho solo qualche lontano parente.”

Mirko l’accarezzò, avrebbe voluto baciarla, ma non lo fece per il profondo rispetto c he nutriva per lei. Baciarla ora sembrava rubare qualcosa a chi è indifeso.

Mirko: “Vado da Roberto e gli dico che ti accompagno a casa. Ci prendiamo la giornata libera. Domani ci metteremo ai posti di comando e cercheremo di capire di più su questi esseri.”

Roberto venne informato da Mirko, che approvò l’idea e poi anche lui si diresse verso Palermo per informare il suo staff.