lunedì 24 febbraio 2025

VENNE IL GIORNO 5° CAPITOLO

 Scritto interamente da Zorzella Fernando

Presentato a puntate qui su face book.

Tutto nel romanzo è inventato e frutto di fantasia.

DIVIETO ASSOLUTO DI COPIARLO O RIPRODURLO

TESTO:

5° PUNTATA 

Nei giorni che seguirono, tra un preparativo e l’altro la tensione e il desiderio di stare vicini aumentò sempre di più.

Mirko aveva pensato a quello che si era detto con Nicola e decise che ormai era il momento di vedere se il suo rapporto con Tiziana, poteva prendere una svolta.

Sapendola dentro al magazzino, entrò di soppiatto e chiuse a chiave la porta dall’interno.

Aspettò un attimo per vedere se si era accorta di lui.

Lei era vestita con una maglia leopardata che la copriva dal collo alla vita, ma per la sua aderenza metteva in risalto la quarta del suo seno.

La minigonna era in tessuto tipo una maglia e le arrivava fino alle ginocchia.

In quel momento, un raggio di sole della finestra la illuminava e la rendeva eterea. Lui la raggiunse da dietro e la abbracciò.

Lei lo lasciò fare aggiungendo: “Dai che fai? Ci sono gli altri e lo sai che nel centro non si può.” 

Mirko rispose: “Balle!” e con la mano le accarezzò un seno mentre con l’altro raggiunse la minigonna e cercò di sollevarla.

Lei a questo punto cercò di divincolarsi ma non fu troppo decisa, tanto che lui riuscì a raggiungere con la mano il suo inguine sollevando la minigonna e stuzzicarla dentro le mutandine, mentre con la bocca le bacia il collo.

Lei lo lasciò fare, ma dal piacere inarcava il corpo sempre di più, rendendo a lui il lavoro più semplice.

Ad un certo punto lui si staccò la fece girare, la prese in braccio e la fece sdraiare per terra, spogliandola completamente.

Ormai incuranti del luogo in cui si trovavano decisero che in guerra tutto era lecito e se la terra fosse stata presa di mira da un popolo alieno, poco c’era da farsi scrupoli o remori morali.

Anche nei giorni che seguirono i nostri due amanti cercarono momenti di intimità, senza riuscire a trovarne.

Paola aveva notato che la sua amica era strana e diversa, come se avesse trovato nuovi stimoli, che la distraevano, dai pensieri di quei momenti, ma non si rendeva conto da cosa fosse dovuta tutta questa nuova grinta.

Il 31 Ottobre, fu il giorno fatidico, quello della partenza per la Libia.

Paola e Tiziana, fecero colazione al bar con cappuccino,  due brioche e spremuta.

Una colazione abbondante, ma utile, perché una volta partite con l’elicottero, chissà come sarebbe andata.

Paola prese coraggio e fece qualche domanda a Tiziana. 

Paola: “Come ti senti in questi giorni?”

Tiziana: “Perché mi chiedi? Sono tesa e spero solo che vada tutto bene.”

Paola: “Lo sai? Io qualche volta spero che sia tutto un errore e che all’appuntamento non ci sia nessuno. Spero che il segnale che abbiamo captato, non corrisponda a niente.”

Tiziana: “Anche io penso a questo in qualche momento.”

Paola: “Comunque ti ho chiesto questo, perché ti vedo strana. Sembra che pur vivendo anche tu un momento di tensione come tutti, in realtà ti senta più appagata di qualche giorno fa.”

Tiziana: “Si in effetti è successo qualcosa di bello nella mia vita. E’ successo tardi, ma meglio tardi che mai come si dice.”

Paola: “Ma cosa è successo esattamente?” 

Tiziana: “Mi sono messa insieme con Mirko.” 

Paola: “Il nostro Mirko? Che bello, era ora.” 

Tiziana: “Era ora Si! Ci siamo decisi.”

Paola: “Nicola lo sa?”

Tiziana: “No non lo sa è troppo preoccupato in questo momento.” 

Paola: “Diglielo, vedrai che gli farà piacere.”

Tiziana: “Semmai tra qualche giorno. Quando sarà passato tutto quanto.” 

Paola: “Che ne dici andiamo al lavoro?”

Tiziana: “Vorrei mettermi in malattia.”

Paola: “Dai, forza cosa vuoi che sia un viaggetto nel deserto Libico, in segreto come delle spie?” 

Tiziana: "Eccitantissimo."

Le nostre due amiche si misero a ridere e poi partirono verso il centro ricerche come tutti i giorni. 

Anche Nicola e Mirko si affrettarono ad arrivare al lavoro e commentarono un po’ quello che doveva accadere in quel giorno.

Tutti e due, trovandosi, ormai a pochi minuti dalla partenza, speravano dentro di se che fosse tutto un errore.

C’è da dire che se veramente era un errore, però, tutto il sistema di controllo mondiale dei segnali extraterrestri doveva essere ripensato, perché quel segnale questa volta era, per dirlo con una battuta, troppo extraterrestre.

Discutendo tutti e quattro assieme, decisero che il porta voce sarebbe stato Nicola, anche se presente ci sarebbe stato il loro capo il dott. Gambini.

Siriana e la sua squadra soggiornò in un hotel vicino al Centro ricerche che comunque sarebbe stato chiuso.

L’elicottero arrivò in perfetto orario.

Era color azzurro metallizzato quasi specchio.

Era un prototipo militare per il trasporto di uomini. Partirono subito a tutta velocità. 

Sorvolarono in pochi minuti il mar mediterraneo ed entrarono nello spazio aereo Libico.

Più la Sicilia si allontanava e si intravedevano le coste libiche, più la loro paura aumentava. Raggiunta la terraferma, il pilota attivò la modalità invisibile.

I radar non avrebbero dovuto intercettarlo.

Proseguirono così sereni, senza farsi pensieri, convinti comunque che se fosse andato storto qualcosa i guai sarebbero stati di sicuro seri.

Difficile spiegare che si era li senza autorizzazioni con un aereo militare per scopi scientifici. Il fatto è che i guai non tardarono ad arrivare.

Quattro elicotteri Apache con la bandiera Libica intercettarono l’elicottero dei nostri amici e gli intimarono di fermarsi e atterrare, altrimenti sarebbero stati abbattuti.

Il pilota, eseguì delle manovre di evasione, ma non ci riuscì a seminarli, perché era troppo pesante il loro elicottero per seminare 4 velivoli d’attacco.

Non ci si riusciva a spiegare perché il sistema che doveva rendere l’elicottero invisibile non aveva funzionato.

I 4 elicotteri non mollarono, mentre i nostri proseguivano veloci verso il punto di incontro. 

Ad un certo punto da un apache partirono 2 razzi, che il pilota schivò con vera maestria. 

D’altronde il velivolo era un prototipo, ma il pilota no.

Più gli elicotteri Apache sparavano, più i nostri correvano veloci.

Ad un certo punto, in pieno combattimento, mentre i nostri stavano decidendo di mollare e di arrendersi, 4 palline bianche luminosissime colpirono i 4 elicotteri Apache e li fecero esplodere in volo simultaneamente.

Lo scoppio causò un’onda d’urto incredibile che per fortuna non fece schiantare a terra i nostri. 

Urli incredibili invasero la cabina, mossi dallo spavento e dalla paura.

Tiziana, e Paola si misero a piangere e Mirko guardò Nicola che ormai aveva capito al cento per cento che di umano in quello che era successo non c’era proprio niente.

Perfino il pilota guardò Nicola incredulo, pensando e sperando più di tutti che a quell’incontro non ci fosse nessuno.

Le coordinate portarono i nostri amici in mezzo al deserto più estremo.

Ad un certo punto l’elicottero sembrò telecomandato, i comandi non rispondevano più, e atterrò spegnendosi in modo molto dolce.

Scesi si trovarono circondati da una temperatura che non era naturale, toglieva il respiro. Il deserto più deserto.

Attorno a loro il nulla.