lunedì 3 marzo 2025

VENNE IL GIORNO 9° CAPITOLO

 Scritto interamente da Zorzella Fernando

Presentato a puntate qui su face book.

Tutto nel romanzo è inventato e frutto di fantasia.

DIVIETO ASSOLUTO DI COPIARLO O RIPRODURLO

TESTO:

9° PUNTATA

Aveva bisogno di appoggi importanti per riuscire a trovare una zona da preparare per metterla in condizioni da poter ospitare più persone possibili.

Arrivato a Palermo, chiuse dentro una stanza i suoi collaboratori più stretti e chiese di ascoltarlo in rigoroso silenzio.

Roberto: “Carissimi amici e colleghi, vi chiedo di ascoltarmi non fate domande fino a che non ho finito. Come sapete tutti abbiamo un centro ad Enna, diretto dal Dott. Valentini Nicola, che ha lo scopo di captare e studiare, eventuali segnali extraterrestri provenienti dallo spazio. Ebbene, 3 mesi fa. Circa, un segnale partito da Sirio è stato captato.”

La gente in sala cominciò a rumoreggiare.

Roberto: “Silenzio per piacere! Il Dott. Valentini ed il suo staff ha inviato dei segnali di

risposta e dopo poco tempo ha ricevuto una chiara risposta extraterrestre.” Otto mani si alzarono per fare domande.

Roberto: “Aspettate per piacere! Vennero fatti tutte le verifiche del caos e tutto dava a

pensare che il segnale fosse vero. A questo punto abbiaMo girato le informazioni alle agenzie internazionali che hanno smentito tutto. Però c’è un però! In un messaggio spedito dagli

alieni il Dott Valentini ha trovato una richiesta, un invito ad incontrarci, e con il mio aiuto l’incontro è avvenuto in mezzo al deserto Libico. Il viaggio è stato programmato grazie a delle mie amicizie nei servizi segreti italiani. Arrivati nel luogo dell’incontro siamo stati raggiunti da una vera e

propria navicella aliena e abbiamo preso contatti con loro.”

Il brusio nella sala divenne assordante, e per placare la sete di informazioni di tutti, Roberto dovette proseguire dando risposta alle loro domande.

Uno di loro: “Perché è stato tutto in mano a Nicola e non si è cercato di convincere a suon di dati le organizzazioni internazionali.”

Roberto: “Perché hanno bollato tutto come un falso e non ci hanno dato possibilità di replica.” 

Uno di loro: “Perché Nicola non è qua con te?”

Roberto: “Nicola e la Dott. Pighi Paola, sono stati prelevati da una navicella e a quest’ora si trovano in Libia per prendere contatto meglio con gli allieni.”

Uno di loro: “Sono venuti loro a prenderli?” 

Roberto: “Si!”

Uno di loro: “C’è pericolo che succeda qualcosa ai nostri due colleghi?” 

Roberto: “Spero vivamente di no! Ci hanno rassicurato.”

Uno di loro: “Sono in pace?”

Roberto: “Ecco, questo è il tema caldo di questa situazione. Loro erano venuti per conquistarci, come sempre avevamo pensato noi studiosi, ma Nicola li ha convinti a mescolarsi in mezzo a noi e a cercare di vivere con le nostre regole.”

Uno di loro: “Allora, cosa hanno detto?”

Roberto: “Praticamente, penso che abbiano invaso la Libia, e da li cercheranno di mescolarsi a noi.”

Uno di loro: “Quindi non sappiamo se sono in pace veramente.”

Roberto: “Non lo sappiamo, a dire il vero sappiamo pochissimo su di loro. Io infatti volevo che ci concentrassimo nel lavorare assieme ad un nuovo progetto.”

Uno di loro: “Che progetto!”

Roberto: “Noi non sappiamo cosa vogliono da noi, e grazie a Nicola siamo riusciti a prendere

tempo. L’idea mia, di Nicola e degli altri, è di cercare di trovare una zona segreta sicura e molto grande per creare un rifugio dove mettere in salvo più persone possibili in caso di bisogno.” Uno di loro: “Prima di tutto le nostre famiglie?”

Roberto: “Certo, ci mancherebbe.”

Uno di loro: “Dobbiamo riempire questo posto con persone con attitudini e capacità specifiche ma diversificate per essere in grado di affrontare ogni evenienza.”

Roberto: “Certo, dobbiamo selezionare persone capaci di afre di tutto e con capacità specifiche per risolvere problemi specifici.”

Uno di loro: “Esempio, dottori, infermieri, meccanici, elettricisti, un po’ di tutto.” Roberto: “Appunto.”

Uno di loro: “Cosa facciamo per ora, nell’immediato.”

Roberto: “Dobbiamo prepararci a traslocare il centro, perché le strutture che abbiamo sono un buon punto di partenza per costruire un buon centro logistico.”

Uno di loro: “Per ora diciamo qualche cosa in giro?”

Roberto: “No! Per ora vi chiedo il massimo silenzio e fiducia.”

Molte altre domande seguirono su vari temi, tutti avevano ben chiaro che se la cosa sarebbe diventata di dominio pubblico sarebbe stata la fine del mondo, l’idea di Nicola, che per ora sembrava tenere, era la migliore.

Restava il fatto che nessuno al mondo sapeva cosa stava succedendo in Libia.

Andiamo da Nicola e Paola, che si trovavano in volo, verso un punto non ben definito della Libia. Per tutto il viaggio non parlarono e non provarono neanche a proferire parola.

Dai finestrini non si riusciva a veder ela terra ferma, ma solo il cielo.

Ad un certo punto, si sentirono via radio delle comunicazioni strane ed incomprensibili e i due piloti che assieme a Vancovar erano venuti a prelevare Paola, fermarono la navicella a mezz’aria.

Non sembrava vero.

Essere a centinaia di metri dal suole, fermi a mezz’aria in un veicolo che non faceva nessunissimo rumore.

Piano piano la navicella cominciò a scendere, sempre di più, sempre di più, si cominciò a vedere anche la sabbia del deserto.

Sempre di più, finchè, sicuri che ormai si sarebbe toccato terra, sia Paola che Nicola, fecero un urlo di spavento vedendo che stavano andando sotto terra.

Videro piano piano il cielo scomparire, erano circondati da muri di sabbia, poi roccia, e infine metallo.

Si pareti di metallo.

Vancovar, li rassicurò dicendo: “Stiamo entrando nell’astronave madre, non  preoccupatevi.” I nostri due amici, cominciarono ad iperventilare per la pressione psicologica che subivano. Ad un certo punto la navicella atterrò in un hangar, grande come un campo da calcio.

Prima scesero i piloti e poi Vancovar prese per mano Paola e la invitò ad uscire. Vedendo che tremava come una foglia, le chiese: “Sei impaurita Paola?”

Paola: “Si molto, non sto nella pelle e non riesco a fermarmi di tremare.”

Vancovar la fermò e la fece risedere, poi guardò Nicola e lo rimproverò: “Sto facendo tutto quello che mi hai chiesto. Non vi farò del male, ve l’ho promesso. Tornerete a casa sani e salvi.”

Poi prese per mano Paola ancora e la accompagnò fuori.

Arrivati fuori si trovarono davanti a una schiera di personaggi vestiti da medici e da soldati. Avevano tutti le sembianze di uomini e per niente brutti, la loro bellezza spiccava e si vedeva chiaramente.

Vancovar, fece le presentazioni, tenendo per ultimo il Dott. Andros.

Andros: “Sono il dott. Andros e sono io che vi avrò in cura signorina Paola, non preoccupatevi.” In mano aveva uno strumento a forma di “T”, sembrava una pistola ecografica.

Paola lo guardò ed Andros vedendo ciò disse: “Non preoccuparti Paola, è uno scanner fisiologico, serve per fare quello che voi chiamate una visita generale, guarda se mi permetti di passartelo attorno al corpo ti farò vedere che non fa niente di particolare.” 

Paola guardando Nicola acconsenti.

Andros accese lo strumento che passò tutto attorno a Paola dalla testa ai piedi e poi tramire uno schermo uguale ad un Ipad controllò i risultati.

Andros: “Stai benissimo Paola, sei in grandissima forma, e del resto si vede ad occhio nudo. Mi dice solo che hai molta fame. E’ vero?”

Paola: “Si”

Andros: “E’ da tanto che non mangi?” 

Paola: “Da stamattina.”

Andros: “Allora è meglio che ve ne andiate nel nostro centro ristoro a rifucillarvi e poi ci risentiremo.”

Poi guardò Nicola e lo vide teso, contritto, agitatissimo e disse: “Sig. Nicola, non mi serve nessuno strumento per dirle che se continua così e non si calma farà un infarto. Vorrei che noi ci conoscessimo meglio, ma non vorrei farle conoscere il nostro modo super efficace per far ripartire un cuore fermo.”

Poi fece un’altra battuta e strappò un sorriso a Nicola.

Arrivati in zona ristoro, ebbero una sorpresa gradita. Gli extraterrestri si nutrivano con cibi dall’aspetto comunemente terrestre, e la zona ristoro era uguale ad una comunissima zona ristoro terrestre.

Vancovar li rassicurò dicendo che potevano mangiarli tranquillamente.

Dopo un po’ di titubanza riuscirono a mangiare una cosa che assomigliava ad uno spezzatino, ma con un sapore molto migliore.

Ad un certo punto Paola scoppiò a ridere e pur cercando di fermarsi non ci riuscì. 

Vancovar, si avvicinò al loro tavolo e chiese spiegazioni.

Vancovar: “Cosa succede Paola?”

Paola: “Mi viene da ridere, perché, voi allieni venite comunemente descritti come dei mostri, e la vostra pelle viene descritta come una sorta di maschera che copre il vostro vero aspetto.” 

Vancovar: “Ma tu come ci trovi, belli o brutti.”

Paola: “Siete Ok, così a prima vista non spaventate  nessuno.” 

Vancovar: “Allora prova.”

Paola: “Prova cosa?”

Vancovar: “Prova a tirarmi la pelle per vedere se è solo una copertura.” 

Paola, ci provò, perché la paura era molta.

Ma niente, la pelle di Vancovar rispondeva perfettamente come la nostra.

Poi scoppiarono tutti a ridere, così ne nacque un gioco, perché altri ufficiali andarono da Paola per farsi tirare la pelle delle mani o del viso, per rassicurarla, creando un simparietto al quanto ridicolo. Dopo un po’ Nicola, si sentì di fare delle domande a Vancovar.

Nicola: “Vedo che nell’accettare la mia proposta hai deciso di insediarti qui in Libia. Ma perché proprio qui?”

Vancovar: “Ho pensato molto a ciò che hai detto e ho deciso che partire da un posto che è in subbuglio, sarebbe stato vantaggioso, piuttosto che partire in un luogo più tranquillo, dove c’è maggiore possibilità di portare scompiglio.”

Nicola: “Perché ti sei praticamente chiuso a riccio e non comunichi con il mondo?”

Vancovar: “Perché per sedare le rivolte e le tensioni che persistono in questo paese è meglio non avere le pressioni dei media. Occorre fare cose, che da voi si chiamano poco democratici, per portare l’ordine.”

Nicola: “L’invasione è quindi già iniziata?”

Vancovar: “Si è già iniziata, e tra l’altro secondo le tue regole?”

Nicola: “Ma tutto il resto della flotta? Quante astronavi hai fatto entrare in atmosfera?” Vancovar: “Una sola astronave, questa dove sei tu. Siamo scesi di notte e con speciali turbine l’abbiamo ricoperta di terra. Qui dentro c’è tutto quello che serve per iniziare l’invasione.”

Nicola: “C’è una cosa che non mi spiego. Hai fatto vedere il tuo volto in tv, perché le persone che hanno contatti con il tuo popolo non ti hanno riconosciuto e quindi è come tu non fossi qui?” 

Vancovar: “Perché non mi conoscono. Quando abbiamo deciso di invadervi, abbiamo fatto in modo che le persone che hanno avuto rapporti con voi non partecipassero all’operazione per non rischiare di mettere a rischio la missione.”

Nicola: “Sono tutti vivi le persone che hanno preso contatti con noi in passato?”

Vancovar: “Ebbene si! Noi viviamo più a lungo di voi e quindi ci sono persone che hanno visto l’evoluzione della vostra storia ad occhio nudo. Potrebbero scrivere dei libri di testo spettacolari. Cose che voi neanche immaginate.”

Nicola: “La storia così come la conosciamo è quella vera?”

Vancovar: “Che tipo di storia intendi?” Nicola: “Quella che si insegna a scuola.”

Vancovar: “Non è tutta vera. Ricordati che se in un luogo, anche ampio, la vita sembra sempre monotona, sembra che non ci sia niente che la possa cambiare, e ad un certo punto, in realtà cambia e di molto, vuol dire che qualcuno può aver fatto qualcosa di strano e magari pericoloso.” 

Nicola: “Esempio?”

Vancovar: “Ti faccio due nomi!” 

Nicola: “Dimmi!”

Vancovar: “Epidemia di Colera e di Influenza.” 

Nicola: “Cosa intendi?”

Vancovar: “Intendo che forse qualcuno voleva che scoppiassero queste epidemie punto e basta.” 

Nicola: “Tipo?”

Vancovar: “Sinceramente non lo so. Di sicuro non noi.” 

Nicola: “Qualcuno dice di si.”

Vancovar: “Nicola, Nicola, amico mio! Guarda che a noi servite molto, più di quello che pensi. Prima di mandare al creatore milioni di Sapiens ci pensiamo tante tante tante volte. Lo dimostra ancora una volta il fatto che ho accettato la tua proposta. ”

Nicola: “Ok!”

Vancovar: “Dai andiamo ad accompagnare Paola per il prelievo, perché trema così tanto dalla paura che non riesco a capire se è qualche bullone dell’astronave che si è allentato o se è lei.” 

Si incamminarono verso la stanza preparata per il prelievo.